KURMA E MERU come migliorare la qualita delle nostre asana tra montagne e tartarughe
I termini Meru e Kurma come estensione del loro significato all’interno della pratica di supporto e asse del movimento, e trova la sua origine all’interno di un mito, quello della zangolatura dell’oceano di latte.
Questa leggenda racconta che Molti tesori divini andarono perduti in un diluvio universale in oceano di latte e tra essi il nettare dell’immortalità (amṛta) con cui gli Dei conservavano la propria giovinezza.
Chiunque lo avesse bevuto sarebbe vissuto per sempre. Naturalmente tanto i Deva (gli Dei) quanto gli Asura (demoni) volevano questo liquido tutto per sé, però l’unico modo per estrarre l’amrita consisteva nel frullare il mare di latte, proprio come si fa per ottenere dal latte il burro o il formaggio e né i Deva né gli Asura se la sentivano di farlo da soli per cui si misero d’accordo, una volta tanto per lavorare insieme.
Insieme si misero ad agitare (samudramathana) l’oceano cosmico, cioè l’Oceano di Latte (Kṣīroda). Utilizzarono il monte Meru come possente zangola e il serpente cosmico Vāsuki per la zangolatura.
Ma non trovando dove poggiare la zangola cosmica, si disperarono. Allora Visnù, il creatore dell’universo, prese la forma di un’enorme tartaruga, sulla cui corazza le divinità poggiarono la zangola. L’oceano venne quindi frullato dagli sforzi congiunti degli Dei e dei demoni, tirando il serpente e facendo roteare la montagna. Dall’oceano cosi frullato emersero amṛta e molti altri tesori ancora.
La narrazione del mito fino a qui riportata ci è sufficiente per comprendere l’importanza dei concetti di Kurma (tartaruga) e Meru nella pratica di yoga dove li ritroviamo per fare riferimento fondamentalmente al rapporto che si instaura tra un “qualcosa” che si muove (Meru) in virtù dell’appoggio su un “qualcos’altro” che sta fermo (Kurma).
Quando parliamo di āsana, Kurma indica sia il luogo di contatto tra il corpo ed il pavimento, che diviene il luogo di appoggio su cui sboccia l’āsana stessa, ma anche i luoghi interni sui quali appoggiano determinate parti del corpo durante il movimento che ci porta in un āsana (ad esempio in Ardha Uttanāsana, si considera Kurma il luogo di contatto dei piedi a terra ma è anche la testa del femore a fungere da punto fermo, da Kurma “interno”, sul quale il bacino si muove).
Meru indica ciò che è interessato al movimento. Il Meru per eccellenza è la colonna vertebrale Merudanda in sanscrito) che sappiamo nello yoga essere una parte altamente considerata perchè su di essa sono situati i più importanti centri energetici (chakra) che l’asana ha lo scopo di smuovere e allineare per il loro eauilibrio. Ovviamente durante una pratica, soprattutto in dinamica, i kurma e i meru si evolvono, cambiano aggiungendosi gli uni agli altri per assecondare i movimenti corporei e i vari cambiamenti di posizioni.
Prendere consapevolezza della stabilità dei punti Kurma e delle sensazioni invece che rimandano ai punti Meru nel nostro corpo è fondamentale per arrivare a vivere sthira sukham asanam (Patanjali – Yoga sutra II,46), una posizione stabile e comoda.
Questa tecnica di Kurma-meru sostiene la concentrazione mentale e dà una grande stabilità alla postura. Essa permette di portare, con il minor rischio, il movimento fino al suo estremo e nel contempo di esplorare il corpo sempre più in profondità.
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