il sanscrito lingua vibrazionale

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Il sanscrito è la lingua dei Veda, ed è una lingua molto speciale, il cui alfabeto non è composto di lettere ma da suoni, per questo viene chiamata lingua vibrazionale. Pertanto la recitazione di un mantra in sanscrito crea una vibrazione sonora che interagisce con l’essere umano a vari livelli: fisico, psichico e spirituale.

Si dice che il sanscrito abbia avuto origine da Lord Shiva, re dei ballerini. La storia viene descritta cosi. C’era una volta una competizione tra Lord Shiva e sua moglie Parvati tra chi dei due fosse il migliore nella danza. Alla fine della contesa, Shiva ne uscì vittorioso.

A questo punto i grandi saggi che stavano osservando, tra i quali Sanaka, chiesero a Shiva di produrre l’alfabeto, in modo che le persone potessero comunicare. Per compiacerli, Shiva percosse il suo strumento musicale, il damaru (grande tamburo) quattordici volte, e i suoni che ne emersero sono noti come siva-sutra-s o Mahesvara- sutra-s.

Questi sutra comprendono l’alfabeto della lingua sanscrita nel quale si dice che i suoni siano disposti in un ordine speciale, che contiene la chiave di tutta la struttura della lingua. Il sanscrito è definito una lingua perfetta, grammaticalmente elaborata.

La grammatica sanscrita è stata, infatti, descritta e codificata con enorme precisione nel IV secolo a.C. partendo da una rigida variante utilizzata esclusivamente nelle numerose e antiche opere letterarie dai Bramini, ossia la più prestigiosa casta sacerdotale induista. Il risultato dell’elaborazione compiuta dai grammatici indiani è la lingua sanscrita, adattamento del termine samskrtam (letteralmente compiuto, sistematizzato).

Per fare tale lavoro di codificazione, i grammatici si avvalsero dell’utilizzo della scrittura alla quale i sapienti dell’India antica ricorsero di rado, e quasi esclusivamente per scopi pratici. Pur conoscendola, infatti, le scuole tradizionali hanno per lungo tempo fatto a meno della scrittura dato che il sapere veniva trasmesso oralmente, di generazione in generazione, da maestro a discepolo.

Quello usato per scrivere il sanscrito codificato è la scrittura Devanagari, un termine che significa letteralmente scrittura “della città celeste” (oppure dei celesti). Scorre da sinistra a destra, consta di cinquanta segni, ed è diviso in categorie prima mette tutte le vocali poi le consonanti.

Inoltre nella scrittura devanagari i suoni del sanscrito sono rappresentati secondo il criterio della successione degli organi fonatori, da quelli più interni (la gola) a quelli più esterni (le labbra) in quest’ordine: gutturali, palatali, cerebrali, dentali e labiali. Come già accennato, il sanscrito è una lingua vibrazionale, il che significa che non è il suono a dare importanza alla parola ma la vibrazione che trasmette.

Abbiamo visto come il suo alfabeto sia formato non da lettere ma da sillabe che accedono al corpo attraverso vibrazioni, toccando punti specifici. Queste sillabe si chiamano Mantrika che significa “piccola madre” perché in ognuna è insita la capacità di manifestare e creare l’energia e la vibrazione di ciò che si trasmette.

Quando si canta in sanscrito, c’è una marcata differenza in tutto il nostro essere, dallo stato mentale al corpo fisico. I suoni sanscrito emanano da cinque diverse posizioni della bocca che esistono sul palato.

Queste cinque posizioni corrispondono a diversi punti del cervello e del corpo, il che ne amplifica esponenzialmente la potenza. La lingua sanscrita implica l’utilizzo di tutto l’apparato fonatorio di cui siamo dotati, comprendendo suoni gutturali, palatali, retroflessi, dentali, labiali, nasali, aspirati e combinazioni dei precedenti, utilizzando il nostro corpo proprio come uno strumento musicale.

Quando questi mantra sono pronunciati correttamente e con la giusta intenzione producono vibrazioni di alta frequenza con effetti positivi sulle nostre condizioni fisiche, mentali ed emozionali. Questo rende i mantra cosi speciali!

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