IL PRANAYAMA : CREARE SPAZIO ATTRAVERSO IL CONTROLLO DEL FUOCO VITALE.

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Anche se non ce ne rendiamo conto, tutto quello che facciamo è legato al respiro! Tutti i nostri atti, gesti, movimenti esterni ed interni, e le parole esprimono la qualità del nostro respiro.

Se il respiro è conscio e ritmico, anche le nostre azioni e comunicazioni saranno coscie e chiare. Al contrario, se il respiro è affannato, questa armonia viene meno e il respiro aritmico si manifesta presto in vari problemi psicofisici o relazionali. L’estenzione e la distribuzione conscia dell’energia vitale ha anche la capacità di sanare da di dentro e di riportare armonia e ritmo nel sistema.

Nella pratica dello yoga il pranayama è considerato l’incontro tra Prana e Apana. Nella Bhagavad Gita la capitolo IV si legge “ Quando Prana si offre ad Apana, e Apana di offre a Prana, questo è il Pranayama”.

Secono lo yoga, nel corpo c’è un fuoco, agni, situato nell area dell’ ombelico tra prana-vayu (il soffio di ciò che entra, associato anche all’inspirazione) e apana-vayu (il soffio di ciò che elimina, associato anche all’espirazione).

Nel nostro sistema sono presenti delle impurità, comuni a tutti, ma invisibili a coloro che le possiedono e che si accumulano nell’area addominale, sotto l’ombelico. Benchè si possano considerare di origine prevalentemente mentale, gli yoga-sutra non distinguono tra impurità mentali e fisiche.

La fiamma di questo fuoco cambia continuamente direzione: nel’inspirazione il respiro-Prana scende verso l’ombelico e questo movimento crea una corrente d’aria che spinge la fiamma verso il basso bruciando le scorie del corpo; mentre nell’espirazione il respiro-Apana  muove la corrente d’aria  nella direzione opposta, portando con sé le scorie bruciate precedentemente.

Per questo il Pranayama è considerato il movimento di Prana verso Apana e di Apana verso Prana. La combustione delle scorie avviene durante l’inspirazione e il trattenimento del respiro dopo l’inspirazione; l’eliminazione avviene durante l’espirazione e il trattenimento del respiro dopo l’espirazione.

Questo è il processo normale che avviene durante la repirazione. Però non basta bruciare le scorie bisogna anche espellerle dal corpo.Ecco il compito del pranayama: una respirazione controllata in cui l’espirazione è lunga il doppio dell’inspirazione concede piu tempo per liberare il corpo dalle scorie.

Solo questa eliminazione piò produrre effetti positivi. L’espirazione quindi è di vitale importanza per creare spazio, grazie all’eliminazione delle impurità, e accumulare più prana possibile. Una delle definizioni classiche dello yogi è colui che conserva tutto il prana dentro alimentando il prorio benessere.

Quando non stiamo bene abbiamo una più altra concentrazione di prana all’esterno del corpo, mentre la sua quantità e la sua densità all’interno del corpo è ridotta. La scarsità di prana si come un senso di costrizione, un blocco oppure come mancanza di motivazione, depressione.

Al contrario più siamo sereni ed equilibrati, e meno prana viene disperso fuori dal corpo. Se poi tutto il prana è dentro, non soffriremo di questi sintomi. Se prana non trova nel corpo lo spazio che gli occorre è perché non sono state eliminate le scorie.

Il pranayama ci aiuta quindi a purificare  e dovrebbe essere sempre inserita durante la nostra pratica yoga .

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